Dietro la montatura nera e il ciuffo biondo, due occhi azzurri si esprimo meglio di mille parole. Guizzi di luce si alternano tra un’idea e l’altra.
Un classico enfant prodige. Ha 23 anni e sta già facendo parlare di se. Nicola Bremer classe 1989, è il cosmopolita per eccellenza, figlio di padre tedesco e madre svizzera ma cresciuto a Gualdo Tadino sta completando gli studi presso il DAMS di Torino. Ha lavorato come attore nei “Rusteghi – I nemici della civiltà”, spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Torino che è rimasto in giro per l’Italia per ben due anni. A novembre ha portato in scena sempre a Torino, il suo primo spettacolo teatrale scritto e diretto da lui stesso intitolato “Addio”, storia di un investigatore privato che ricorda la sua ultima giornata trascorsa insieme a Marlyn Monroe.
Dopo il successo di Addio, ti sei lanciato subito in una nuova avventura, la tua prima esperienza fuori dall’Italia.
Sono in Germania, a Dresda da qualche giorno. Starò qui per due mesi a fare l’assistente alla regia a René Pollesh, autore e regista tedesco che ha cambiato il modo di scrivere teatro in Germania sia per la forma teatrale che propone, innovativo ed enigmatico, sia per il contenuto impegnato e spesso ideologico delle sue opere. Ho avuto modo di conoscerlo per un festival a Torino dove gli facevo da traduttore. È una persona disponibile e cordiale, i due mesi di lavoro al suo fianco saranno intensivi e fondamentali per il mio futuro.
Perché il teatro? Perché il regista e non l’attore?
La tecnologia è fantastica, guarda noi, ci vediamo tramite Skype ed è come se stessimo prendendo un caffè al bar. È questo che fa la differenza. Nel teatro c’è la persona dal vivo, si incontrano lo spettatore e l’attore. Il teatro non ha bisogno del 3D o di innovazioni perché è già vero da se. Il teatro ti attacca alla vita ed è ciò di più reale che ci possa essere. Il palco è l’unico posto in cui devi dire la verità altrimenti anche il pubblico ti critica dicendo che non sei abbastanza vero. Io col teatro voglio dimostrarti che un altro mondo è possibile.
Lati veri e lati non veri, prendi spunto anche da Facebook vero?!
Certamente, non si può pensare che il Social Network per eccellenza non esista. Su Facebook è una
continua gara a chi ha la foto più figa o il post più divertente. Tutti si vogliono affermare a colpi di “mi piace” ed io sono molto affascinato da questo loro lato che vogliono mostrare. Dov’è il vero?
Regista ma non attore, come mai? Interpretando Filippetto nei Rusteghi di Vacis mi sono reso conto che non sono tagliato per fare l’attore. Questa esperienza mi ha aperto il mondo, ho capito che dovevo stringere il campo e la regia era ciò che volevo. Alcuni dicono che sono un regista despota ma non è così. Mi piace lavorare molto sulla psicologia del personaggio, lascio all’attore la possibilità di scoprire il proprio ruolo mentre io mi limito a dare delle linee guida e degli input dall'esterno.
È più facile fare teatro in Germania o in Italia?
Sia in Germania che in Italia ti devi creare da solo il lavoro. Per colpa di tutti questi talent show tutti
vogliono fare gli attori e molti vengono selezionati in base alla bellezza e non alla capacità di recitare. In Germania ti mette sotto contratto un teatro per un anno o più e tu lavori lì a tempo pieno. In Italia invece ti pagano solo per lo spettacolo che fai, in questo modo ti stressi di più e hai sempre la paura di rimanere a picco.
La crisi ti impedisce di realizzare progetti ambiziosi?
La crisi è la possibilità di inventarti un lavoro che non esiste, è la legge del più forte. La crisi a modo suo mi stimola: prendi “Addio” è uno spettacolo con cinque attori e senza grandi spese però ha riscosso un buon successo. Ad esempio: non c’è un tecnico luci in regia, ma sono gli attori che modificano le luci direttamente in scena, tutto a vista. Sorprendente no?
Nicola Bremer e Gualdo Tadino: quando tornerai nella città che ti ha adottato?
Non so quando tornerò. Spero che il teatro stabile dell'Umbria prenda in stagione 2013-14 il mio
spettacolo Addio. Sarebbe un’ottima soddisfazione e un ritorno con i fiocchi :-)
Fonte: Il Nuovo Serrasanta.
Un classico enfant prodige. Ha 23 anni e sta già facendo parlare di se. Nicola Bremer classe 1989, è il cosmopolita per eccellenza, figlio di padre tedesco e madre svizzera ma cresciuto a Gualdo Tadino sta completando gli studi presso il DAMS di Torino. Ha lavorato come attore nei “Rusteghi – I nemici della civiltà”, spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Torino che è rimasto in giro per l’Italia per ben due anni. A novembre ha portato in scena sempre a Torino, il suo primo spettacolo teatrale scritto e diretto da lui stesso intitolato “Addio”, storia di un investigatore privato che ricorda la sua ultima giornata trascorsa insieme a Marlyn Monroe.
Dopo il successo di Addio, ti sei lanciato subito in una nuova avventura, la tua prima esperienza fuori dall’Italia.
Sono in Germania, a Dresda da qualche giorno. Starò qui per due mesi a fare l’assistente alla regia a René Pollesh, autore e regista tedesco che ha cambiato il modo di scrivere teatro in Germania sia per la forma teatrale che propone, innovativo ed enigmatico, sia per il contenuto impegnato e spesso ideologico delle sue opere. Ho avuto modo di conoscerlo per un festival a Torino dove gli facevo da traduttore. È una persona disponibile e cordiale, i due mesi di lavoro al suo fianco saranno intensivi e fondamentali per il mio futuro.
Perché il teatro? Perché il regista e non l’attore?
La tecnologia è fantastica, guarda noi, ci vediamo tramite Skype ed è come se stessimo prendendo un caffè al bar. È questo che fa la differenza. Nel teatro c’è la persona dal vivo, si incontrano lo spettatore e l’attore. Il teatro non ha bisogno del 3D o di innovazioni perché è già vero da se. Il teatro ti attacca alla vita ed è ciò di più reale che ci possa essere. Il palco è l’unico posto in cui devi dire la verità altrimenti anche il pubblico ti critica dicendo che non sei abbastanza vero. Io col teatro voglio dimostrarti che un altro mondo è possibile.
Lati veri e lati non veri, prendi spunto anche da Facebook vero?!
Certamente, non si può pensare che il Social Network per eccellenza non esista. Su Facebook è una
continua gara a chi ha la foto più figa o il post più divertente. Tutti si vogliono affermare a colpi di “mi piace” ed io sono molto affascinato da questo loro lato che vogliono mostrare. Dov’è il vero?
Regista ma non attore, come mai? Interpretando Filippetto nei Rusteghi di Vacis mi sono reso conto che non sono tagliato per fare l’attore. Questa esperienza mi ha aperto il mondo, ho capito che dovevo stringere il campo e la regia era ciò che volevo. Alcuni dicono che sono un regista despota ma non è così. Mi piace lavorare molto sulla psicologia del personaggio, lascio all’attore la possibilità di scoprire il proprio ruolo mentre io mi limito a dare delle linee guida e degli input dall'esterno.
È più facile fare teatro in Germania o in Italia?
Sia in Germania che in Italia ti devi creare da solo il lavoro. Per colpa di tutti questi talent show tutti
vogliono fare gli attori e molti vengono selezionati in base alla bellezza e non alla capacità di recitare. In Germania ti mette sotto contratto un teatro per un anno o più e tu lavori lì a tempo pieno. In Italia invece ti pagano solo per lo spettacolo che fai, in questo modo ti stressi di più e hai sempre la paura di rimanere a picco.
La crisi ti impedisce di realizzare progetti ambiziosi?
La crisi è la possibilità di inventarti un lavoro che non esiste, è la legge del più forte. La crisi a modo suo mi stimola: prendi “Addio” è uno spettacolo con cinque attori e senza grandi spese però ha riscosso un buon successo. Ad esempio: non c’è un tecnico luci in regia, ma sono gli attori che modificano le luci direttamente in scena, tutto a vista. Sorprendente no?
Nicola Bremer e Gualdo Tadino: quando tornerai nella città che ti ha adottato?
Non so quando tornerò. Spero che il teatro stabile dell'Umbria prenda in stagione 2013-14 il mio
spettacolo Addio. Sarebbe un’ottima soddisfazione e un ritorno con i fiocchi :-)
Fonte: Il Nuovo Serrasanta.