Testimone del miracolo della vita, dell'esplosione di un desiderio in fondo al cuore, spettatrice pagata per il momento che fa diventare una donna mamma. Sara Baldelli, classe 1987, è una giovane ostetrica con la passione per la scrittura che l'ha portata a vincere il Premio Rocca Flea 2012. Sensibilità, umanità e serietà ne fanno una ragazza adatta al suo ruolo di "assistente alla vita".
Quando e perché hai deciso di diventare ostetrica?
Nel 2010 mi sono laureata in Ostetricia con la valutazione di 110 e lode. Da quel momento ho dato diversi concorsi ma senza grandi risultati. Sin da piccola immaginavo un lavoro a contatto col pubblico e la passione da ostetrica è cresciuta in me piano piano durante il percorso di studi. I tre anni di università sono stati belli e intensi, il tirocinio in corsia ha temprato ancor di più il mio carattere e la voglia di continuare. Questo lavoro ha un qualcosa di ancestrale, il poter stare fianco a fianco a una donna, aiutarla in uno dei momenti più dolorosi e belli della sua vita è meravigliosamente appagante.
A cosa aspira un giovane laureato nell'ambito sanitario in Italia?
Un giovane in Italia aspira al precariato. Il posto fisso? Macché! Il precariato, ecco la nostra massima aspettativa in questi tempi. Ci sono tantissimi concorsi per "periodi brevi" dai tre ai nove mesi, la felicità sta nel sostituire qualcuno che va in malattia o in ferie.
Quale è il tuo consiglio per cambiare il sistema sanitario italiano anche in vista dei concorsi fin troppo selettivi?
Le competenze e la professionalità sono fondamentali ma spesso l'umanità di una persona viene dimenticata. Per questo lavoro serve capacità di ascolto e cortesia verso il paziente. L'ostetrica viene a contatto con pazienti che attraversano momenti emotivamente e fisicamente incisivi: dalla paura di un'adolescente incinta, a una ragazza che sta per partorire concludendo con una signora che ha subito l'isterectomia. Si deve trovare un modo per essere esaminati anche su queste competenze, il contatto umano vale più di qualsiasi altra cosa.
Quanto manca una struttura come il Calai ai Gualdesi?
A mio avviso, molto. Sono sempre stata contraria all'ospedale unico. Quando è assente una struttura sanitaria, o nel nostro caso, "fuori mano", è ovvio che manchi un punto di riferimento fondamentale e che il cittadino, nell'ambito della sua salute, abbia delle difficoltà a doversi continuamente confrontare con degli spostamenti; questo, a mio parere, crea non pochi disagi, magari non a tutte le utenze, ma basti pensare ai soggetti anziani. Inoltre, forse è deformazione professionale, ma ho sempre un occhio di riguardo per le donne incinte: tutte devono affrontare delle "trasferte" e sono obbligate a scegliere tra strutture come Branca, Foligno o Fabriano che non sono comodissime. Sono molto curiosa di conoscere e veder realizzato il piano di recupero del Calai: per me è un'ottima cosa, perché ci dà la possibilità di poter fruire, se non di tutti, almeno di alcuni servizi e sono fiduciosa che con questo si possa tornare ad avere un punto fermo nella propria realtà cittadina.
Rifaresti questa scelta?
Si, la rifarei sempre. E' la decisione più bella che potessi prendere. Sono una persona ottimista e sono convinta che un giorno arriverà il mio momento, fino ad allora continuerò a studiare per arricchire la mia mente e la mia anima.
Sara e la scrittura. Quando nasce questa passione?
Nasce da quando ho imparato a tenere una penna in mano. Ho sempre letto e scritto tantissimo, scrivevo diari, appunti su dei momenti che avevo vissuto durante l'arco della giornata e che volevo ricordare. Ora mi sono riscritta all'Università degli Studi di Perugia alla facoltà di Lettere come non frequentante, è una mia grande passione e voglio coltivarla senza rimpianti.
Il coronamento di questa passione viene sancito con il Premio Rocca Flea.
Era il primo concorso a cui partecipavo e vincerlo è stata una grandissima emozione. Avevo letto il bando su internet e ho subito iniziato scrivere il racconto ma non ero molto convinta, così l'ho fatto leggere a mia madre che mi ha dato un paio di dritte. Ho aspettato il flusso creativo e l'ho steso tutto in una notte. E' un qualcosa partito da dentro, la scrittura parte in quegli attimi di non lucidità.
Il tuo futuro lo immagini qui a Gualdo?
Il futuro qui è utopia, ma se dovessimo sognare... Sì! Io amo Gualdo ed il massimo per me sarebbe riuscire a mettere le ali dove ho già anche le mie radici, i miei affetti, le mie passioni. Poi, mai dire mai, voglio fare un lavoro che mi renda felice, ma la prerogativa non è lui, sono io! Voglio costruirmi strada facendo, umanamente e professionalmente, provare senza progettare troppo: la vita è imprevedibile e se c'è una cosa che ho imparato, è che nulla va mai come ti immagini e le cose più belle che possano capitarti sono tali proprio perchè hanno quello strano sapore di inatteso.
A Sara va un grande in bocca al lupo per i progetti in corso e se non l'avete ancora fatto leggete il suo racconto "Dopo la tempesta il sole", è un vortice di emozioni. :-)
Quando e perché hai deciso di diventare ostetrica?
Nel 2010 mi sono laureata in Ostetricia con la valutazione di 110 e lode. Da quel momento ho dato diversi concorsi ma senza grandi risultati. Sin da piccola immaginavo un lavoro a contatto col pubblico e la passione da ostetrica è cresciuta in me piano piano durante il percorso di studi. I tre anni di università sono stati belli e intensi, il tirocinio in corsia ha temprato ancor di più il mio carattere e la voglia di continuare. Questo lavoro ha un qualcosa di ancestrale, il poter stare fianco a fianco a una donna, aiutarla in uno dei momenti più dolorosi e belli della sua vita è meravigliosamente appagante.
A cosa aspira un giovane laureato nell'ambito sanitario in Italia?
Un giovane in Italia aspira al precariato. Il posto fisso? Macché! Il precariato, ecco la nostra massima aspettativa in questi tempi. Ci sono tantissimi concorsi per "periodi brevi" dai tre ai nove mesi, la felicità sta nel sostituire qualcuno che va in malattia o in ferie.
Quale è il tuo consiglio per cambiare il sistema sanitario italiano anche in vista dei concorsi fin troppo selettivi?
Le competenze e la professionalità sono fondamentali ma spesso l'umanità di una persona viene dimenticata. Per questo lavoro serve capacità di ascolto e cortesia verso il paziente. L'ostetrica viene a contatto con pazienti che attraversano momenti emotivamente e fisicamente incisivi: dalla paura di un'adolescente incinta, a una ragazza che sta per partorire concludendo con una signora che ha subito l'isterectomia. Si deve trovare un modo per essere esaminati anche su queste competenze, il contatto umano vale più di qualsiasi altra cosa.
Quanto manca una struttura come il Calai ai Gualdesi?
A mio avviso, molto. Sono sempre stata contraria all'ospedale unico. Quando è assente una struttura sanitaria, o nel nostro caso, "fuori mano", è ovvio che manchi un punto di riferimento fondamentale e che il cittadino, nell'ambito della sua salute, abbia delle difficoltà a doversi continuamente confrontare con degli spostamenti; questo, a mio parere, crea non pochi disagi, magari non a tutte le utenze, ma basti pensare ai soggetti anziani. Inoltre, forse è deformazione professionale, ma ho sempre un occhio di riguardo per le donne incinte: tutte devono affrontare delle "trasferte" e sono obbligate a scegliere tra strutture come Branca, Foligno o Fabriano che non sono comodissime. Sono molto curiosa di conoscere e veder realizzato il piano di recupero del Calai: per me è un'ottima cosa, perché ci dà la possibilità di poter fruire, se non di tutti, almeno di alcuni servizi e sono fiduciosa che con questo si possa tornare ad avere un punto fermo nella propria realtà cittadina.
Rifaresti questa scelta?
Si, la rifarei sempre. E' la decisione più bella che potessi prendere. Sono una persona ottimista e sono convinta che un giorno arriverà il mio momento, fino ad allora continuerò a studiare per arricchire la mia mente e la mia anima.
Sara e la scrittura. Quando nasce questa passione?
Nasce da quando ho imparato a tenere una penna in mano. Ho sempre letto e scritto tantissimo, scrivevo diari, appunti su dei momenti che avevo vissuto durante l'arco della giornata e che volevo ricordare. Ora mi sono riscritta all'Università degli Studi di Perugia alla facoltà di Lettere come non frequentante, è una mia grande passione e voglio coltivarla senza rimpianti.
Il coronamento di questa passione viene sancito con il Premio Rocca Flea.
Era il primo concorso a cui partecipavo e vincerlo è stata una grandissima emozione. Avevo letto il bando su internet e ho subito iniziato scrivere il racconto ma non ero molto convinta, così l'ho fatto leggere a mia madre che mi ha dato un paio di dritte. Ho aspettato il flusso creativo e l'ho steso tutto in una notte. E' un qualcosa partito da dentro, la scrittura parte in quegli attimi di non lucidità.
Il tuo futuro lo immagini qui a Gualdo?
Il futuro qui è utopia, ma se dovessimo sognare... Sì! Io amo Gualdo ed il massimo per me sarebbe riuscire a mettere le ali dove ho già anche le mie radici, i miei affetti, le mie passioni. Poi, mai dire mai, voglio fare un lavoro che mi renda felice, ma la prerogativa non è lui, sono io! Voglio costruirmi strada facendo, umanamente e professionalmente, provare senza progettare troppo: la vita è imprevedibile e se c'è una cosa che ho imparato, è che nulla va mai come ti immagini e le cose più belle che possano capitarti sono tali proprio perchè hanno quello strano sapore di inatteso.
A Sara va un grande in bocca al lupo per i progetti in corso e se non l'avete ancora fatto leggete il suo racconto "Dopo la tempesta il sole", è un vortice di emozioni. :-)